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Sito istituzionale del Comune di Roma
Martedì 26 Giugno 2007

Sopraelevata addio : Benvenuto parco

Una copertura di verde urbano lunga 1,2 chilometri per una superficie totale di 7 ettari con aiuole, alberi da frutto e vialetti: così potrebbe diventare la sopraelevata della tangenziale est salvandosi dall'abbattimento.
Il progetto, concordato dalla Commissione Speciale Roma Capitale e da quella per le Politiche Giovanili del Comune con la Commissione capitolina per la Cultura, e stato presentato oggi ed e ancora in fase sperimentale.
Il tratto di tangenziale da Largo Passamonti a Viale Castrense potrebbe essere dismesso dalle sue funzioni per far posto a una nuova strada, meno invasiva e meno inquinante.
Negli ultimi anni è stata portata avanti l' ipotesi di non demolire la sopraelevata, trasformandone le funzioni e l'habitat, come e stato fatto a Parigi e New York, dove vecchie linee ferroviarie sono state convertite in veri e propri giardini.
La riqualificazione della sopraelevata limiterebbe i costi di un eventuale abbattimento, più oneroso di una riconversione in parco.
Come esperimento pilota la sopraelevata potrebbe in occasione della prossima Notte Bianca trasformarsi in camminamento pedonale.

Link all'articolo originale

 
   
 

 

La Repubblica
Martedì 26 Giugno 2007
di Francesco Paolo Pellegrino

Tangenziale Est: da mostro di cemento a percorso verde
Abbatterla costerebbe troppo, mentre a supporto di questa idea
ci sono autorevoli esperienze realizzate in Paesi come la Francia, gli Stati Uniti, la Germania


Se ne parlava da anni, oggi un primo passo concreto.
"Soprelevata: da eco-mostro a bio-parco”, questa la proposta emersa oggi presso la commissione Cultura del comune di Roma, in cui si è discusso del futuro della tangenziale est di Roma. “Aderiamo a questa iniziativa – ha detto Pino Galeota, presidente della commissione Cultura - e la vogliamo sostenere anche con diverse attività culturali”. Ed infatti annuncia in anteprima che durante la prossima Notte Bianca di Roma, che si terrà il 7 e l’8 Settembre, la tangenziale est sarà pedonalizzata e trasformata in un suggestivo spazio per l’allestimento di mostre, illuminato ad hoc. L’antefatto è una lettera scritta al sindaco di Roma, Walter Veltroni, nel mese di novembre del 2003, nella quale un gruppo di architetti suggeriva di non demolire interamente la tangenziale, visto gli alti costi dell’operazione, ma di conservarne alcuni tratti da trasformare in un parco urbano lineare, completamente pedonalizzato.
Molteplici le ragioni che il gruppo di professionisti muoveva a difesa della scelta: alcune di carattere ambientale quali la riduzione dell’effetto “isola di calore” del centro urbano, l’assorbimento dei dannosi gas serra, la possibilità del recupero delle acque chiare degli edifici limitrofi, altre di natura estetica quali l’attenuazione del grigiore del cemento attraverso la presenza del verde, a tutto vantaggio del paesaggio urbano, non ultime quelle a favore della salute dei cittadini, quale il miglioramento della qualità dell’aria e la riduzione delle patologie polmonari.
A supporto di questa idea, poi, ci sono autorevoli esperienze realizzate, o in fase di realizzazione, in Paesi come la Francia, gli Stati Uniti, la Germania.
Durante l’incontro di oggi l’architetto Massimo Casavola dell’ Università La Sapienza di Roma, ha illustrato, infatti, l’esperienza parigina della “Promenade Plantée”, un tracciato ferroviario in rilievo, con una sezione trasversale di circa dieci metri, trasformato in un giardino pensile. Altro parco lineare in via di attuazione è “The High Line Masterplan, a New York, nato con la procedura del concorso di idee, al quale hanno partecipato alcuni dei più grandi architetti contemporanei, quali Steven Holl, Zaha Hadid, il progetto vincitore è quello di Diller Scofidio, Renfro.
La domanda, quindi, che ci si è posti è la seguente: perché a Parigi e New York si e non a Roma? Il tratto da demolire integralmente sarebbe tutto quello lungo la via Prenestina, mentre si lascerebbe in piedi il brano da viale Castrense a S. Lorenzo, trasformato in bio-parco lineare e collegamento pedonale tra il quartiere di S. Lorenzo ed il Prenestino-Labicano.
Quindi saranno proposte diverse iniziative culturali per guardare alla tangenziale in modo diverso, “tutto questo – ha concluso Galeota - si farà coinvolgendo la popolazione locale”.
Il prossimo appuntamento quindi è per la Notte bianca, primo significativo tentativo per consentire agli abitanti dei quartieri limitrofi di riappropriarsi in chiave positiva di questa struttura che per tanti anni hanno visto come un “mostro” nemico che incombeva sulle proprie teste.

 
 

 
 

 

Abitare a Roma
Martedì 28 maggio 2007
di E.L.

Nuova tangenziale est: il primo tratto pronto nella primavera del 2009
L’assessore ai LL. PP. Giancarlo D’Alessandro fa il punto dei lavori in corso

I lavori per il nuovo tracciato della tangenziale est, nel tratto compreso tra la Batteria Nomentana e l’allacciamento dell’autostrada A24 sono a metà strada. L’inaugurazione è prevista nel 2009: è ancora da risolvere il problema del deposito Atac di Portonaccio, sopra al quale passerà un nuovo tratto sopraelevato. “Quest’opera cambierà completamente il volto della zona”, dice l’assessore capitolino ai Lavori pubblici, Giancarlo D’Alessandro. E per le sopraelevate tra Prenestina e San Lorenzo spunta un progetto di riconversione, avanzato da alcuni architetti sulla base di disegni di bambini, che prevede un parco pensile attrezzato. La nuova Tangenziale est sostituirà in futuro le sopraelevate già esistenti tra la stazione Tiburtina e il Prenestino. Il percorso sarà in buona parte sotterraneo, e comunque avrà un impatto di molto inferiore sui quartieri attraversati. La prima tranche (per una spesa di 120 milioni di euro), in fase di realizzazione da un paio d’anni, sarà aperta al traffico (salvo imprevisti) nel primo semestre del 2009:si tratta di tre km (700 metri in galleria) dalla Batteria Nomentana al tronchetto dell’A24. L’assessore comunale ai LL. PP. Giancarlo D’Alessandro precisa che l’apertura di questo tratto era prevista nel 2008, ma i cantieri hanno incontrato sulla loro strada due contrattempi. Il primo, il più difficile è costituito dal deposito Atac di Portonaccio, dove dovrà essere “piantato” uno dei pilastri di un tratto sopraelevato della nuova tangenziale. Questo potrà essere fatto solo quando l’Atac avrà abbandonato l’area, ha dichiarato D’Alessandro. (Al momento non è chiaro se e dove si potrà trasferire l’intera struttura). L’altra incognita è lo spostamento di alcune famiglie che abitano in case da liberare per fare posto alla strada. (in questo caso, secondo D’Alessandro i tempi saranno più brevi. La nuova tangenziale, dalla Batteria Nomentana, passerà sotto i binari, si immetterà in galleria artificiale fino all’altezza di via Monti Tiburtini, dove correrà parallelamente ai binari fino a largo Camesena per poi attraversare le rotaie e proseguire con un sovrappasso (che attraverserà il deposito dell’Atac) fino all’autostrada Roma-L’Aquila, all’altezza di Casal Bertone e della galleria Pittaluga, per immettersi sulla strada esistente lungo le mura del Verano. Molto più ambizioso è il progetto del secondo lotto della nuova tangenziale (da largo Passamonti fino a San Giovanni, a viale Castrense) che rientra in un più vasto progetto di riqualificazione dell’area San-Lorenzo-Pigneto. Questo è stato inserito nel protocollo d’intesa tra il sindaco Veltroni, l’assessore all’Urbanistica Morassut e le FS. Si tratta di alcune opere che vanno dal nuovo tracciato della tangenziale alla copertura del “vallo ferroviario” di circonvallazione Casilina (che ricollegherà le due parti del Pigneto), fino alla nuova stazione ferroviaria del Pigneto, sulla Fr1 Fara Sabina-Roma-Fiumicino, che sorgerà in corrispondenza con la futura fermata della metro C della metropolitana.

Nel 2011, secondo Morassut, si potrebbe cominciare con l’abbattimento parziale della sopraelevata tra via Prenestina e San Lorenzo.Nel 2010, in coincidenza con la fine della ristrutturazione della stazione Tiburtina, partirà invece la riqualificazione del piazzale della stessa, che comprende l’abbattimento di quel tratto di sopraelevata.

Se si realizzerà sarà una vera rivoluzione, urbanistica e ambientale. Il se (e sottolineiamo il se ) è più che opportuno.

Claudio Marincola su Il Messaggero del 28 maggio giustamente annota: “Ogni nuovo annuncio ha il sapore di una captatio benevolentiae, o coincide con una nuova scadenza elettorale. Ne sanno qualcosa gli sfigati che trent’anni fa se la videro spuntare sotto gli occhi. Condizione che i film di Fantozzi hanno immortalato bene. Basta dare un’occhiata agli archivi dei giornali per scoprire quante volte la demolizione dei piloni - di un’opera prevista nel Prg del 1962 e considerata già allora un male necessario - è saltata. La data fissata l’ultima volta è già scaduta (2005), la prossima scadrà nel 2011. La condanna a morte non verrà eseguita fino a quando un gruppo misto Comune-Ferrovie dello Stato, non avrà riorganizzato il quadrante sud-est della capitale e definito il tracciato della nuova circonvallazione interna che sostituirà il Mostro.”

 
     
 
Il Messaggero
Lunedì 28 Maggio 2007
di Fabio Rossi

Un’opera fondamentale per la Roma che cambia, divisa in due tronconi: la nuova Tangenziale est consentirà di sostituire le sopraelevate già esistenti tra la Nomentana e il Pigneto, tra la stazione Tiburtina e il Prenestino, da decenni ormai simbolo di degrado e punto negativo della vivibilità di un vasto quadrante della Capitale. Il percorso sarà in gran parte sotterraneo, e comunque avrà un impatto notevolmente inferiore sui quartieri attraversati e sui suoi abitanti.
La prima tranche è già in fase di realizzazione, da un paio d’anni, per aprire al traffico (salvo imprevisti) nella primavera del 2009: i tre chilometri della nuova tangenziale dalla Batteria Nomentana al tronchetto dell’A24, di cui 700 metri saranno in galleria. Centoventi i milioni di euro di spesa per questo tratto, seguito costantemente dall’assessore capitolino ai Lavori pubblici, Giancarlo D’Alessandro: «Quando la inaugureremo, quest’opera cambierà radicalmente il volto della zona, migliorando la vivibilità dei residenti».
Inizialmente, l’apertura di questo tratto era prevista nel 2008, ma i cantieri hanno incontrato sulla loro strada due contrattempi che ne hanno rallentato l’esecuzione. Il primo, più difficile riguarda il deposito Atac di Portonaccio, dove dovrà essere “piantato” uno dei pilastri di un tratto sopraelevato della nuova tangenziale. «Quest’operazione potrà essere eseguita soltanto quando l’Atac avrà abbandonato l’area interessata», spiega D’Alessandro. Al momento l’agenzia del trasporto pubblico ha ridotto di un quarto l’occupazione del deposito di Portonaccio, ma ancora non è chiaro se e dove si potrà trasferire l’intera struttura. Secondo punto “critico” dei lavori è lo spostamento di alcune famiglie che abitano in case che dovranno essere liberate per fare spazio alla strada. «Ma qui i tempi saranno più brevi», sostiene l’assessore.
Il nuovo tracciato della tangenziale, dalla Batteria Nomentana, passerà sotto il fascio di binari e si immetterà in galleria artificiale fino all’altezza di via dei Monti Tiburtini, dove la nuova arteria sarà parallela ai binari fino a largo Camesena, in zona Pietralata, per poi attraversare le rotaie e proseguire con un sovrappasso (quello che attraverserà il deposito dell’Atac) fino all’autostrada Roma-L’Aquila, all’altezza di Casal Bertone e della galleria Pittaluga, per poi immettersi sulla strada già esistente che costeggia le mura di cinta del cimitero del Verano.
Ancora più ambizioso è il progetto del secondo lotto della nuova tangenziale, quello che da largo Passamonti arriva fino a San Giovanni, a viale Castrense. Questa parte rientra in un più vasto progetto di riqualificazione dell’area San-Lorenzo-Pigneto, contenuto nel protocollo d’intesa firmato qualche mese fa dal sindaco Walter Veltroni e dall’assessore capitolino all’Urbanistica Roberto Morassut con il gruppo Ferrovie dello Stato. Una serie di opere che cambieranno definitivamente il volto del quadrante: dal nuovo tracciato della tangenziale alla copertura del “vallo ferroviario” della circonvallazione Casilina (che ricucirà le due parti del Pigneto), fino alla nuova stazione ferroviaria dello stesso Pigneto, sulla Fr1 Fara Sabina-Roma-Fiumicino, che sorgerà in corrispondenza con la futura fermata della linea C della metropolitana.
Nel 2011, ha annunciato Morassut, si potrebbe cominciare con l’abbattimento parziale della sopraelevata tra via Prenestina e San Lorenzo. Un anno prima, quando è prevista la fine della ristrutturazione della stazione Tiburtina, partirà invece la riqualificazione del piazzale antistante il secondo scalo ferroviario romano, che prevede anche l’abbattimento di quel tratto di sopraelevata. Per Roma sarà una vera rivoluzione, urbanistica e ambientale.
 
     
 

 

Il Messaggero
Lunedì 28 Maggio 2007
di Claudio Marincola

I primi a immaginarla “verde” furono tre anni fa i bambini della scuola elementare Borsi Saffi.
La Tangenziale Est, la madre di tutte le sopraelevate, il serpente grigio che entra nelle camere dal letto e nei tinelli, pedonalizzata e trasformata in un grande parco urbano. Liane, passerelle, scivoli, altalene e panchine dove oggi gli scappamenti scaricano a getto continuo Pm10 e monossido di carbonio. Con i disegni dei bimbi fu allestita una mostra, un gruppo di 50 architetti inviò una lettera aperta al sindaco Veltroni.La Tangenziale è un obbrobrio, l’immagine di un inquinamento acustico, mentale e ambientale, «ma non demoliamola». Questo in sintesi il contenuto dell’appello. Ma non ce n’era bisogno. L’abbattimento - da compiersi tramite dinamite o nitroglicerina - slitta da sempre. Per definizione. Ogni nuovo annuncio ha il sapore di una captatio benevolentiae, o coincide con una nuova scadenza elettorale. Ne sanno qualcosa gli sfigati che trent’anni fa se la videro spuntare sotto gli occhi. Condizione che i film di Fantozzi hanno immortalato bene. Basta dare un’occhiata agli archivi dei giornali per scoprire quante volte la demolizione dei piloni - di un’opera prevista nel Prg del ’62 e considerata già allora un male necessario - è saltata. La data fissata l’ultima volta è già scaduta (2005), la prossima scadrà nel 2011. La condanna a morte non verrà eseguita fino a quando un gruppo misto Comune-Ferrovie dello Stato, non avrà riorganizzato il quadrante sud-est della capitale e definito il tracciato della nuova circonvallazione interna che sostituirà il Mostro.Nel frattempo un gruppo di professionisti, biologi, agronomi, geometri, architetti ha presentato una proposta alla Commissione cultura del Comune di Roma e al suo presidente Pino Galeota. «La riconversione della sovraelevata è un progetto che la cittadinanza attende da tempo - spiega il suo interessamento Galeota - sono sicuro che il mio collega Roberto Morassut sta lavorando in questa direzione e prenderà in esame le proposte più valide portate avanti dal territorio».Il modello è La Promenade Plantée che attraversa 12 arrondissement di Parigi ma anche la linea dismessa della metropolitana di New York, dove da anni fioriscono le margheritine. A furia di annunciarne la fine, il Mostro, quel luogo così penetrante, che sancì lo strapotere dei carburatori e delle marmitte e persino il diritto a introdursi nella vita domestica degli inquilini, si è fatto più amici che nemici. E a onor del vero va detto che un workshop dell’Accademia di San Luca produsse, già in tempi non sospetti, sei progetti diversi di riconversione, sei tentativi di salvare la vita al Mostro.
Il progetto dei professionisti romani non entra in tutti i dettagli. Ad esempio, i costi «che sarebberò però notevolmente inferiori all’intervento di rimozione». La superficie interessata varia da 5 a 7 ettari «compresi i collegamenti tra diverse carreggiate. L’idea è un parco pensile con vari punti di accesso. Le rampe già esistenti ma anche un numero ancora indefinito di elevatori idraulici e scale. «L’energia impiegata per la manutenzione e l’illuminazione del parco “stradale” verrà ricavata da fonti rinnovabili. «Pensiamo a ponti per collegare i tre livelli diversi di altezza, corridoi verdi per collegare punti della città come San Lorenzo e il Pigneto che stanno conoscendo una rivalutazione», spiega Roberto Sequi, il biologo che ha coordinato il raggruppamento dell’Architetture’s office. Un tratto verrebbe interrato, l’altro correrebbe a 20/25 metri di altezza dal suolo. «Percorsi pedonali in sicurezza sotto il controllo di personale esperto ed addestrato». Si potranno piantare specie vegetali resistenti, piante autoctone, rampicanti, per creare una “quinta verde”; speciali supporti per «favorire la nidificazione dell’avifauna stanziale e migratoria». Il nastro d’asfalto verrà modificato sui bordi e trasformato in un contenitore di terra vegetale, un “giardino pensile”. Il progetto, architettonico curato da Stefano Di Stefano, si ispira agli acquedotti romani, «grandi archi trasparenti di sostegno al verde». Un sogno, insomma. Ma sognare non è vietato.
E soprattutto non costa niente.

 
     
 

La Repubblica
7 Luglio 2004
di Alberto Mattone
 
Tangenziale, si abbatte nel 2005
La giunta ha deciso: si comincerà dalla rampa Prenestina

La taglieranno e la porteranno via, come una torta ingombrante e mal riuscita. Il conto alla rovescia per l’abbattimento della rampa Prenestina sulla Tangenziale est è iniziato ufficialmente. Il 23 giugno scorso, per l’esattezza, quando la giunta ha approvato il progetto per la demolizione del mostro di acciaio e cemento.
Quel giorno, la squadra di Veltroni era al gran completo, col sindaco in testa. Quasi per sancire l’importanza del momento, cioè l’inizio di un’operazone di bonifica che, in prospettiva, riguarderà anche tutto il tratto di San Lorenzo dove, fino al secondo piano, le case non hanno più luce. La sperimentazione della scorsa estate, con la chiusura delle rampe d’accesso di via Prenestina, ha dato le risposte che i tecnici del comune si aspettavano. Il traffico, in quelle settimane, si è riorganizzato autonomamente, incanalandosi su itinerari alternativi. Si può vivere anche senza questo tratto di sopraelevata e, quindi, si comincia. Quando? Considerando i tempi tecnici e l’espletamento della gara per la demolizione, all’inizio dell’anno prossimo, si aprirà allora il grande cantiere con cinque milioni di euro finanziati dall’amministrazione comunale.
S’inizierà ad abbattere il tratto di soprelevata di 1.800 metri da largo caballini a piazzale Prenestino. La prossima settimana, in una riunione con tutti gli assessori interessati all’operazione, si stabilirà l’esatto cronoprogramma del’intero “spacchettamento” della strada, che durerà un anno e che sarà affidato alla società che si aggiudicherà la gara d’appalto. <<Dobbiamo mettere questo cantiere in rete con le altre opere che si realizzeranno nell’area – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Giancarlo D’Alessandro – il programma d’interventi riguarderà anche la stazione della metro C di via La Spezia ed il restyling della strade adiacenti per permettere al nuovo modello di viabilità di funzionare>>.
Di tutta la questione della mobilità si sta occupando il VII dipartimento, che ha studiato un piano per la modifica della viabilità sottostante la sopraelevata. Sarà necessario modificare sensi di marcia (a doppio senso funzionerà via di Portonaccio) e sospendere, nel tratto interessato dai lavori, i tram della linea 5, 14 e 19 che saranno sostituiti con i bus. <<Il nuovo sistema è già pronto – spiega l’assessore al traffico, Mario Di Carlo – adesso si tratta di reperire due milioni di euro, che serviranno all’Atac per abbattere la linea elettrica aerea e per mettere in campo il servizio sostitutivo>>. <<Stiamo lavorando per arrivare all’obiettivo strategico della demolizione dell’intera Tangenziale est – chiude l’assessore all’Urbanistica Roberto Morassut – San Lorenzo e il Pigneto hanno diritto alla luce e all’aria che è stata loro tolta>>.

 
     

 

La Repubblica
18 Maggio 2004
di Clarida Salvatori

Campi da tennis, alberi e fontane
Tangenziale “abbattuta” dai bimbi


Ricoperta di alberi, invasa dall’edera e dai cespugli. Piena di campi da tennis, da calcio o di basket e ovunque fontane. Non più auto che sfrecciano a tutte le ore, ma bambini con le loro mamme, tranquilli, a piedi sui pattini ed in bicicletta. E addirittura una piscina in formato gigante, con tanto di bagnanti da una parte e di orca marina dall’altra. Sono queste le idee degli alunni della scuola elementare <<Aurelio Saffi>>, in via dai Sardi a San Lorenzo, per dare un nuovo volto alla Tangenziale, nel tratto che attraversa il loro quartiere. <<E’ ovvio ormai che la sopraelevata non può più essere utilizzata come sistema viario – ha spiegato ieri l’assessore capitolino alla politiche educative, Maria Coscia, durante la presentazione del progetto di pedonalizzazione, realizzato dai piccoli allievi della Saffi insieme agli studenti di architettura di Vale Giulia e all’associazione <<Amici del Mostro>> – Ma sono davvero curiosa di vedere se con la loro creatività questi bambini possono aiutarci a
trasformarla in un modo che tenga conto delle necessità degli abitanti del quartiere>>.
Gli intenti principali dell’iniziativa degli <<Amici del Mostro>> sono due. Da un lato bandire, un concorso mondiale per architetti che trovino una possibile soluzione per utilizzare in un qualche modo la Sopraelevata e, parallelamente, un altro bando, formato junior, per dare spazio ai suggerimenti dei bambini delle scuole elementari romane. Dall’altro, invece chiedere al sindaco Veltroni di non dare per scontata la demolizione. Almeno non quella di tutta la Tangenziale. Le rampe di salita e di discesa della via Prenestina tropo vicine alle abitazioni, potrebbero essere smantellate. <<E senza grosse conseguenze per il traffico – afferma l’architetto Massimo Casavola – dal momento che sono poco utilizzate e che il flusso di macchine verrebbe ben assorbito dalle strade sottostanti>>. Favorevole all’iniziativa anche l’assessore all’Infanzia Pamela Pantano. <<La Tangenziale potrebbe essere trasformata in una grande pista di pattinaggio e di skate-board per tutti i ragazzi>>.

     
 

 

Comunicato stampa
3 Maggio 2004
Gli Amici del Mostro

I bambini di San Lorenzo progettano la pedonalizzazione della Sopraelevata

Si è appena concluso un esperimento sviluppato con i bambini di quattro classi (due prime e due quinte elementari) dell’Istituto comprensivo Borsi-Saffi, ex Tiburtina Antica, che è consistito nel chiedere ai bambini di progettare ipotesi di riuso della struttura architettonica della tangenziale sopraelevata di San Lorenzo, nell’ipotesi che essa – anziché essere demolita - possa essere trasformata da autostrada urbana in una strada pedonale pensile, magari un viale attrezzato lungo il quale passeggiare, andare in bicicletta o sui pattini e giocare, al di sopra del traffico metropolitano.
Definiamo l’operazione come un “esperimento” perché costituisce una tappa intermedia di un progetto di più ampio respiro iniziato nell’autunno scorso e destinato a svilupparsi nei prossimi mesi.La vicenda inizia nello scorso mese di novembre del 2003, quando viene scritta una lettera aperta al Sindaco Veltroni per invitarlo a non dare per scontata la demolizione dell’odiatissima sopraelevata di San Lorenzo, il giorno in cui sarà davvero possibile liberarla dalla sua funzione di autostrada urbana.
La lettera è firmata da un gruppo di cittadini romani che si autodefinisce degli “Amici del Mostro“ e raccoglie le firme di oltre cinquanta architetti (a partire da quelle dei presidi delle tre facoltà di architettura di Roma e del presidente dell’ordine degli architetti) oltre che di persone del mondo della cultura e del cinema (da Suso Cecchi d’Amico a Mario Monicelli, da Tullio Kezich a Gigi Magni).

Come è noto, l’intenzione di chiudere al traffico la strada è concreta ma i tempi necessari per la realizzazione di questo sogno non saranno certo brevissimi. Ciò significa che c’è ancora tempo per riflettere sulla questione e valutarla approfonditamente prima di prendere una decisione definitiva.
Nella lettera gli Amici del Mostro invitano a riflettere sui costi (non solo economici) della demolizione della strada, sulle potenzialità di riuso della sua struttura architettonica in quanto possibile spina dorsale di un sistema lineare di servizi per il quartiere, e preannunciano la loro intenzione di bandire - subito dopo l’estate - un grande concorso internazionale di idee sul futuro della sopraelevata liberata dal traffico.

Dopo la sua diffusione, la lettera ha generato un dibattito on line intenso e passionale tra gli architetti, e ha portato a un promettente inizio di rapporti con l’amministrazione comunale e con il quartiere, in particolare con la 3^ Circoscrizione.
In questo contesto, nel quale lo spirito che anima gli Amici del Mostro è quello di sollecitare innanzitutto un dibattito e poi, se possibile, una “progettazione partecipata” da sviluppare a partire dal basso insieme ai cittadini direttamente interessati, è iniziato il lavoro con i bambini organizzato con l’appoggio del 3° Municipio, con la attiva collaborazione del corpo docente dell’Istituto Borsi-Saffi e della Mediateca di Architettura Valle Giulia, e con la consulenza pedagogica della Cooperativa Apriti Sesamo.

L’esperimento non sarà un episodio fine a se stesso ma intende svolgere un compito duplice: innanzitutto essere un’occasione di dialogo con i cittadini dei quartieri coinvolti nel problema sul vivo della loro carne, per sollecitare la nascita di un confronto civile e per cercare di instillare una punta di dubbio nel loro odio incrollabile nei confronti del mostro. In secondo luogo, funzionare come test nella prospettiva di un grande concorso internazionale di idee da promuovere per agli architetti di tutto il mondo, al quale affiancare un concorso parallelo da proporre ai bambini di tutte le scuole elementari di San Lorenzo e del Prenestino.
Il 17 maggio, dalle 16.00 alle 20.00, nello spazio del teatro dell’Istituto comprensivo Borsi-Saffi, ex Tiburtina Antica, si inaugurerà una mostra dei materiali prodotti dai bambini, insieme a una selezione di progetti - alcuni di demolizione, altri di recupero - in corso di elaborazione da parte di studenti della Facoltà di Architettura “Valle Giulia”.
In quella circostanza sarà organizzata una conferenza stampa e un incontro con le associazioni di quartiere per illustrare l’iniziativa, per comunicare i suoi obiettivi e la sua filosofia, per presentare il sito amicidelmostro.org, tuttora in corso di allestimento ma già attivo e navigabile. Per cominciare a conoscerci, a comunicare, a lavorare insieme.

 
     
 

 

L'Unità
7 Aprile 2004
di Francesca Caprini

S. Lorenzo, la sopraelevata disegnata dai bambini
<<Chiudetela per due giorni e fateci giocare lì>>

<<Ero studente di architettura e all’università guardavamo i film di Fritz Lang>>. Era la fine degli anni Sessanta, Massimo Casavola si stava laureando e San Lorenzo stava per essere oscurata da un’imponente fetta di cemento armato e asfalto: nasceva la sopraelevata di San Lorenzo, un mostro <<galleggiante sul quartiere e sul futuro>> che per quarant’anni ha disegnato il cielo sopra la città. Da tre anni, nei piani di ristrutturazione del Comune – da quando cioè la Nuova Stazione Tiburtina dell’Alta Velocità è diventata un progetto concreto, appaltato e definito – la tangenziale sopraelevata è stata cancellata dalla cartina: verrà abbattuta e parallelamente verrà liberata una parte della tangenziale est che arriva al cimitero del Verano.
Dagli abitanti di San Lorenzo, per anni soffocati da smog, polveri sottili e rumori molto grossi, appresa la notizia non ci si poteva aspettare che un grido di urrà. E così è stato. Ma fra gli urrà si è levata una voce – autorevole, di un gruppo di architetti capitanato da Casavola – che dice: perché non convertire l’odiata lingua grigia e cementosa in un posto verde, in un’oasi di giardini e piste ciclabili, in tutto quello che a San Lorenzo è sempre mancato? La titubanza, inizialmente, non è stata poca: anni di tosse e casino non si cancellano con un sogno. Ma piano piano l’idea ha preso piede: gli architetti sono diventati una cinquantina e si sono costituiti in gruppo, gli “Amici del mostro” . Cui si sono aggiunti i presidi delle tre facoltà di architettura di Roma, il presidente dell’Ordine degli Architetti, e poi attori, registi, uomini di cultura – da Mario Monicelli a Suso Cecchi d’Amico, Tullio Kezich, Luigi Magni – e infine, cosa più importante, la gente del quartiere. Il novembre scorso viene scritta una lettera aperta al sindaco Veltroni, per invitarlo a non dare per scontata la demolizione del mostro, a riflettere sui costi altissimi che essa comporta (si parla di almeno ottanta miliardi di vecchie lire) e sulle potenzialità di una strada che è come una spina dorsale del quartiere. E viene annunciata l’intenzione degli Amici del mostro di bandire un concorso internazionale di architettura sul destino della sopraelevata. Segue un intenso dibattito fra gli architetti che comincia a coinvolgere i cittadini del Terzo Municipio. <<Noi, da vecchi compagni – scherza Casavola – siamo per le idee che vengono dalla base>>. Poi, qualche tempo fa, si fa avanti il “Consiglio dei bambini”.
Chiedono al sindaco della loro città di tornare a giocare per le strada e di abolire l’articolo 6 del codice della Polizia Municipale che lo vieta. E allora scatta un’altra idea: facciamolo fare a loro, ai piccoli dela quartiere, un progetto sulla sopraelevata. La cosa trova l’entusiastico assenso delle insegnanti dell’istituto comprensivo Borsi-Saffi e della preside, professoressa Maria Antonietta Vergari. Con la collaborazione della facoltà di architettura Valle Giulia e della Cooperativa Apriti Sesamo, il 23 marzo scorso è partito l’esperimento: due prime e due quinte elementari stanno lavorando per mettere a punto la loro idea di sopraelevata. Dopo Pasqua, la mostra, cui presenzieranno i promotori, gli assessori Pamela Pantano e Orlando Corsetti, il presidente del Terzo Municipio e Amedeo Schiattarella, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma. E una sorpresa: una lettera dei bambini che chiedono apertamente di chiudere la strada incriminata per un paio di giorni, che loro ci vorrebbero giocare…Due cose che, forse, faranno scoprire ai grandi come è possibile far diventare realtà un’utopia che galleggia fra cielo, terra e San Lorenzo.

 
     
 

 

Corriere della Sera
22 Febbraio 2004
di Giuseppe Pullara

Immaginando la Sopraelevata
I risultati del workshop dell'Accademia di san Luca

Un concorso di idee sulla Tangenziale che il Comune ha deciso di abbattere.
Una settimana di lavoro. Decine di giovani architetti, di studenti di Belle arti, di artisti. Tutti guidati da prestigiosi tutor italiani e stranieri. Un anno fa il laboratorio ospitato nella prestigiosa sede dell’Accademia di San Luca fu dedicato ad «Architettura e arte nel centro storico e nel paesaggio». La sessione conclusa nei giorni scorsi ha studiato invece il futuro della Sopraelevata che attraversa il quartiere San Lorenzo. Il Comune ha deciso: va buttata giù. Ne parla da anni, e sembra che l’ora delle ruspe sia imminente. Dal Campidoglio non si esce dalla logica binaria: o tenere la tangenziale aerea così com’è o eliminarla. Chi abita nelle case antistanti la strada sospesa nel vuoto si lamenta del rumore e del traffico davanti alle finestre (quasi che al pianterreno e al primo piano di ogni altra casa non si riproducano le stesse identiche condizioni). E allora il Comune, dopo una riflessione durata dieci anni, pronuncia la sentenza: distruggere il serpentone di cemento. Non vengono indicate alternative per canalizzare il traffico della Sopraelevata a terra, nè sembra sia stato fatto alcun calcolo sul costo dell’operazione.
Dei sei gruppi che hanno dato vita al workshop organizzato dall’Accademia sotto la supervisione di Lucio Passarelli e Alessandro D’Onofrio, quattro hanno al contrario indicato soluzioni di «riuso» della Sopraelevata. Farvi passare un metrò monorotaia invece delle macchine, erigervi appartamenti aerei, con veduta sul quartiere, trasformare in lunghi percorsi naturalistici il nastro di bitume. Sono alcune idee particolarmente suggestive di riutilizzo della struttura realizzata negli anni Settanta.
Un gruppo di partecipanti al laboratorio, raccogliendo l’invito a non risparmiare sulla fantasia, l’ha pensata bella. Abbattere la Sopraelevata? E perchè? Buttiamo invece giù le case intorno: molto peggiori, sul piano estetico, dello stradone aereo che pur qualche pregio architettonico ce l’ha. Nel grande spazio così liberato, andrebbero eretti nuovi eleganti edifici. Certo, un po’ defilati rispetto alle case di oggi in modo da lasciare più «aria» tra tangenziale e abitazioni.
Infine, il sesto gruppo di lavoro ha scartato sia la distruzione della Sopraelevata sia un «riuso». Ma ha pensato di scaricare la sua ingombrante funzione limitandone il traffico all’uso strettamente locale.
« Consideriamo questa esperienza un successo. Essa ha dimostrato -dice l’architetto Alessandro D’Onofrio- quanto siano ricche le alternative che si possono offrire alla domanda: che fare della Sopraelevata? L’indicazione complessiva comunque predilige una riutilizzazione della struttura di cemento piuttosto che la sua eliminazione. In realtà nessun gruppo ha previsto questa soluzione». Il Campidoglio invece non ne ha previsto alcuna alternativa.

 
     
 

 

La Repubblica
28 Gennaio 2004
di Antonio Pascale

Tangenziale, serpente di ferro che entra nelle case della gente

Un quartiere, uno scrittore. Antonio Pascale a Roma est
In viaggio sulla sopraelevata verso le case del Pigneto - Tangenziale, serpente di ferro che entra nelle case della gente - Ero piccolo, 9 anni. E' stata la prima volta che ho visto quella strada, in tv: Gabriella Ferri cantava su quella via, allora in costruzione, che passava all'altezza dei balconi. Delle sere, in moto, da ponte Milvio verso sud, la percorrevo e, prima dello svincolo per la Prenestina, guardavo nelle stanze delle persone, mi intromettevo nelle loro vite.
Adesso non vorrei sbagliare e allora metto subito le mani avanti: ero piccolo, 9 anni. E' stata la prima volta che ho visto la tangenziale romana. Non dal vivo però, in televisione: mazzabubbù. Gabriella Ferri cantava la sigla finale proprio sulla tangenziale, allora in costruzione. L'immagine mi colpiva perché si vedeva la sopraelevata che passava giusto in mezzo alle case, le sfiorava, e, per questo mio padre diceva: «Ma comm'è? tu passi in macchina e vedi quelli che stanno mangiando». Osservazione giustificata: all'epoca stavo a Caserta e una strada così mica c'era. Però è un ricordo che avevo censurato, fino a quando ho preso casa al Pigneto: 1989, via Brancaleone 53. Delle sere, in moto, da ponte Milvio verso sud, percorrevo la tangenziale, e prima dello svincolo per la Prenestina, effettivamente, guardavo nelle case delle persone. Per un momento, mi intromettevo nelle loro vite. Diventavo intimo, quasi mi sedevo alla loro tavola. E allora, tornavo indietro con la memoria, appunto a quando mio padre diceva: si vedono le persone mentre mangiano. Mi chiedevo poi: magari sono il solo a pensarla così, chissà se i romani mentre passano su questo tratto di tangenziale, guardano le persone sedute a tavola e fanno lo stesso commento di mio padre. A volte sì, pensavo di sì, quel particolare tratto di strada, Prenestina, viale Castrense, San Giovanni, non era ben visto. Me ne accorgevo, soprattutto, quando qualcuno mi chiedeva: dove abiti? Magari sarà perché solo 13 anni fa, il Pigneto non era di moda, ma non facevo nemmeno in tempo a dire: via Brancaleone, che subito quello storceva la bocca; ah sì ho capito, proprio sulla tangenziale! Proprio sulla tangenziale! dunque, mio padre aveva ragione, non si costruisce una strada che sfiorando le case ti permette di vedere nel piatto delle persone. Una strada così, squalifica tutto il quartiere. «E dai, ma che osservazione è?» mi disse poi un giorno un amico urbanista. «E' una osservazione piccolo borghese, senza offesa eh, ma è così». Mi spiegava che c'era, in questa osservazione, una reminiscenza di mondo contadino ormai andato. Insomma, niente da fare, a lui la tangenziale piaceva. Quella di Roma, soprattutto: «Per carità, tutto il rispetto, ma questo fatto: guardare nei piatti della gente, riflette un mondo che non c'è più». Non c'era più insisteva: «quel tipico pudore contadino perché non c'è più quel mondo delimitato dai parchi gesti. Fortunatamente». L'avverbio lo sottolineava pure con un gesto netto della mano. E comunque, qua, si era in città. «Una metropoli! nelle altre città europee mica fanno tante storie per una sopraelevata, e che sarà mai?». Vogliamo togliere alla metropoli le sopraelevate, gli svincoli? Soprattutto sosteneva «vogliamo togliere quel tipo particolare di sguardo? Lo sguardo metropolitano, appunto. E a parte il fatto che per la tangenziale si fa prima». Qui devo fare un inciso, perché è vero, io ho scoperto la tangenziale perché m'ero convinto che si faceva prima. Noi della provincia siamo così, quando scopriamo a Roma una strada nuova lo diciamo a tutti i nostri amici provinciali. Entri in uno stato di strana felicità: «La prendo all'Olimpico, dieci minuti e sono a San Giovanni, da là, la Marco Polo e tempo 5 minuti e sono al Testaccio». Questa frase la dicevo sempre quando stavo dalle parti di Roma nord, verso Ponte Milvio e dovevo andare a Trastevere, «da dietro si fa prima». Quello che stava con me, nove volte su dieci, mi chiedeva: «Sicuro?» E io rispondevo nove volte su dieci: «Certamente!». Ora, ho poi fatto il conto, sette volte su dieci, rimanevo bloccato dal traffico. Il mio amico, cinque volte su dieci, si faceva afferrare per pazzo. «Ma chi te l'ha detto che si fa prima» «E va bene» dicevo «ma perché mo c'è traffico, ma sennò ci vogliono giusto venti minuti». Lui cominciava ad alterarsi: «Ma quali venti minuti, tu sei di Caserta, che ne sai?». A me, allora, questo fatto che ero di Caserta mica mi andava giù, che è, mica è una colpa? Dunque mi agitavo anche io e rispondevo: «Cioè, qua, adesso, tu non senti il fascino del tipico sguardo metropolitano?». Il mio amico, tre volte su dieci, ripeta «ma che è il tipico sguardo della metropoli?». Allora entri in uno stato di malinconico spleen. Le occasioni perdute... Il fatto è che venendo da nord, la tangenziale è un inganno, sembra una strada non trafficata: è come passare in mezzo a una valle, ti senti quasi in Umbria, scorri placido come il Tevere alla foce. La luce è diversa, in certe giornate con il vento di ponente, la luce, non dà fastidio, avvolge la campagna, brilla senza accecare. E' verso il nuovo Salario che c'è la strozzatura. Lì arrivi davvero in città, così repentinamente, deceleri, poi freni, il tuo amico si fa afferrare per pazzo... Poi dopo tre chilometri a passo d'uomo, fai un'altra fila a San Giovanni, ti ricordi che era proprio in quel punto che la Ferri cantava e tuo padre commentava, e insomma, le tue certezze metropolitane crollano. Così, torni dall'urbanista e gli dici. «Ho capito, la metropoli, ecc., però fammi una cortesia: spiegami questo sguardo metropolitano, così lo dico al mio amico che è un tipo un pò difficile». Sapete come mi ha risposto l'urbanista?: «Ci devi andare di notte». Di notte, infatti, ci sono andato. Venerdì 9 gennaio, c'era pure la foschia. Sono passato in mezzo alle case, la cui luce era tremolante, sbiadita. Forse ho capito. La città è un'enorme produzione di sguardi non richiesti. Ogni sguardo ha un suo particolare tremore. E' vivo, ma puoi spegnersi come una candela. Ti viene da cantare le passanti, di Brassen. Dedico questa canzone ad ogni donna..., a quella conosciuta appena, non c'era tempo ma valeva la pena di perderci un secolo in più. Ed è in fondo il fascino della metropoli. Ci sono momenti in cui gli sguardi che incroci, ti ricordano che forse valeva la pena avvicinarti ancora di più, essere più curioso, farti più domande. Entri allora in uno stato di malinconico spleen. Altre volte invece, ti intrufoli davvero nella vita delle persone. Quello sguardo adesso ha un tremore vivo, ricco di potenzialità, lo cogli e di quella persona diventi subito intimo. Entri in uno stato di strada felicità. A lei, prometti, con lei sogni e progetti. E la luce, attorno a te cambia, è viva, la strada è libera, pensi di andare via, come in tangenziale quando va bene, venti minuti e sei alla fine dei tuoi desideri. E invece, capita, che quello sguardo ti sfugga, proprio come adesso, sulla tangenziale, mi sfuggono gli interni di queste case, la gente seduta a tavola. Per loro, solo un pensiero e addio per sempre. C'è insomma, una strozzatura. Ma lasci perdere, in fondo sai che più avanti, al prossimo incrocio si potrà camminare di nuovo, guardare con calma un'altra finestra illuminata, immaginare un altro interno intimo. A volte, invece, aspetti e aspetti e niente. Come questa ragazza che ho incrociato al distributore di benzina sulla tangenziale. Aveva appena mandato un messaggio, un uomo, un amante? Fatto sta che aspettava una risposta, un sms di rimando. Ma non arrivava, la luce sul telefonino continuava a lampeggiare verde. Guardava la luce del cellulare e poi spazientita ha guardato in alto, c'era un aereo che a sua volta lampeggiava. Partiva o atterrava? Siamo rimasti là, io lei, l'sms ancora, purtroppo, nell'aria. Le macchine che passavano e l'aereo in alto, un insieme di luci lampeggianti, forse uno strano codice morse, il cui messaggio, secondo il mio amico urbanista, dalla tangenziale si dovrebbe facilmente decifrare. Strozzature del cammino permettendo.

 
     
 

 

Il Messaggero - Cronache di Roma
30 Luglio 2003

“Aerostazione” Tiburtina, fischio di partenza

Accordo Comune e Fs per il nuovo scalo: un ponte di vetro con servizi e negozi, pronto nel 2006
Diventerà il più importante scalo romano per i treni a lunga percorrenza, con 500 convogli al giorno, di cui 56 dedicati all’Alta velocità e un flusso di 50milioni di presenze l’anno. Ma, allo stesso tempo, darà nuova linfa e sviluppo a un’area semiperiferica e degradata della Capitale. Il progetto, che costerà 100milioni di euro, è avveniristico e assolutamente funzionale: una grande piastra in vetro e acciaio che abbraccia e scavalca il fascio dei binari, mettendo in collegamento la zona del Nomentano con quella di Pietralata. E’ così che nel 2006 apparirà la nuova stazione Tiburtina, che nascerà sulle ceneri della vecchia e ormai fatiscente struttura nata negli anni Trenta. Circa 48mila metri quadrati realizzati sul modello delle aerostazioni dove, come già avviene a Termini, sarà possibile trovare di tutto: dal calzolaio al parrucchiere, dal drugstore allo sportello postale, dal ristorante alla galleria d’arte.
Il via libera all’opera firmata dall’architetto Paolo Desideri, è arrivato ieri mattina in Campidoglio, con la stipula dell’accordo sottoscritto dal sindaco Walter Veltroni, l’assessore ai Lavori pubblici Giancarlo D’Alessandro, l’amministratore delegato delle Ferrovie Giancarlo Cimoli e quello di Rete Ferroviaria Italiana Mauro Moretti. Il progetto prevede un primo pacchetto di interventi da attuare entro l’aprile 2006 assieme allo snodo ferroviario: si va dalla risistemazione viaria della zona, con parcheggi e un grande parco, alla riqualificazione dell’intero settore dell’asse Tiburtina-Pietralata. «Vaste aree periferiche degradate - ha spiegato Cimoli - subiranno un profondo processo di trasformazione, che non si limita al semplice travaso di funzioni direzionali ma si pone l’obiettivo più ampio di realizzare un progetto equilibrato e rispettoso dell’ambiente».
Circa seimila le tavole disegnate da Desideri. «Il progetto esecutivo della stazione Tiburtina - ha precisato D’Alessandro - sarà pronto entro la fine dell’anno e subito dopo sarà bandita la gara. I lavori partiranno a marzo 2004, mentre la chiusura del cantiere è fissata per l’aprile 2006. La Tiburtina sarà finalmente una stazione viva anche per gli abitanti dei quartieri già consolidati attorno a piazza Bologna e al Polo direzionale di Pietralata». Oltre ad essere un grande snodo ferroviario tra Alta Velocità, Fm1 e 2 e metropolitana, la nuova aerostazione Tiburtina, anche nelle intenzioni del sindaco, si dovrà porre come segno architettonico qualificante e caratterizzante. «Sarà uno degli elementi architettonici più belli e moderni d’Italia - ha sottolineata il sindaco - e una volta completato darà un contributo non solo in termini estetici ma anche di sicurezza a un angolo-frontiera della Capitale.
Non solo Stazione. L’accordo siglato ieri, sancisce anche la creazione della nuova circonvallazione interna, ovvero la tratta di 2,5 chilometri da via Nomentana all’A24: l’intervento consiste nello spostamento dell’attuale tangenziale Est dalla parte opposta del vallo ferroviario e la trasformazione della circonvallazione Nomentana a viale alberato per il traffico locale. Costo degli interventi viari: 120milioni di euro. Ma l’impegno delle Ferrovie prevede anche il completamento di una serie di sottopassi pedonali di collegamento tra il lato Est ed il lato Ovest della stazione. Il Comune si farà carico dei lavori per il raddoppio di un tratto di via dei Monti di Pietralata (poco più di un milione di euro), 1.100 posti auto (11 milioni di euro), la creazione del collettore Marranella II, e il risanamento dell’impianto fognario di Pietralata.
Inoltre a carico delle Ferrovie ci sarà la progettazione del Parco Est e la sua sistemazione contemporaneamente al completamento dei cantieri. Proprio quest’area infatti, circa dieci ettari, verrà usata in corso d’opera per canalizzare il traffico. Successivamente verrà resa fruibile ai cittadini. Tutto questo, da qui al 2006. Per il futuro, nel progetto delle Ferrovie c’è la realizzazione di 11 torri che ospiteranno abitazioni e uffici sul versante Pietralata, un albergo (verso piazza Bologna), un ipermercato e un grande parcheggio interrato.

 
     
 

 

La Repubblica
13 Maggio 2003
di Simona Casalini

Sopraelevata, così sarà demolita
a giugno la "prova chiusura"

I piani con Fs per un tracciato alternativo e la proposta del Comune: "Per 24 ore vietata alle auto". Patto tra Campidoglio e Ferrovie. La nuova strada accanto i binari da scalo San Lorenzo. E il 17 il comitato di quartiere del Pigneto organizza un sit-in contro la strada-incubo.
Dal piccone a un progetto da circa mille miliardi di vecchie lire che farà correre il traffico lungo i binari della ferrovia, è ancora tortuosa la strada per dismettere, forse anche abbattere, i tratti della sopraelevata che più sfiorano i palazzi: quello che soffoca San Lorenzo, quello che devia verso la Prenestina e quello verso il Casilino. Ma ora c´è una proposta per sottolineare la volontà dell´amministrazione di far di tutto per abolire il grande traffico dalla sopraelevata: quella di provare a chiudere la Rampa Prenestina per 48 o anche 72 ore consecutive, a giugno, dopo la chiusura delle scuole. «Proviamo. Chiuderemo la rampa Prenestina in entrata ed uscita per vedere se l´effetto reale sul traffico sarà davvero drammatico. Abbiamo fatto fare conteggi sul flusso del traffico lungo quella rampa ma un conto è leggere dati, altro è vedere e far vedere concretamente le conseguenze», dice l´assessore ai Lavori pubblici Giancarlo D´Alessandro.
Ma intanto in molti sognano un "colpo di piccone" vero per demolire quell´orrore urbanistico che però è anche strada a percorrenza veloce così rara del quasi centro cittadino. E in tanti vorrebbero essere i primi a vibrarlo. Al Pigneto, ad esempio, quartiere di casette ex ferrovieri con ancora sprazzi di poesia e tradizione, la sopraelevata è come una spina nel fianco, un cannone puntato e c´è un locale comitato che per il 17 e 18 maggio vuole organizzare un sit-in con lo slogan "Via quella strada-horror" e, nell´attesa, "corriamoci la maratona".
Ma che sia un obbrobrio urbanistico ne sono convinti anche i due amministratori più direttamente coinvolti nella "questione sopraelevata": lo stesso D´Alessandro e Roberto Morassut, assessore alla pianificazione urbanistica. Anche per loro "quella sopraelevata dovrà essere smantellata" ma senza uccidere troppo di traffico le assai meno scorrevoli strade sottostanti. E ne è convinto anche il sindaco che lo scorso anno disse che "nel 2003 si sarebbe cominciato a smontare una delle rampe", ma un emendamento in consiglio comunale presentato successivamente da Rifondazione chiese "maggiori approfondimenti" e dunque i tempi si sono allungati.
E intanto, mentre Morassut ha aperto un tavolo di trattative con le Fs per far scorrere le auto da e verso l´Eur accanto ai binari che partono dallo Scalo San Lorenzo e non più lungo il serpentone di cemento armato, sul nuovo Piano regolatore è ben tratteggiato dove potrà passare quel gran flusso di auto che da Roma nord, dal Salario, dal Nomentano vuole raggiungere l´Eur. Spiega Morassut: «Non è serio dire oggi il giorno in cui la sopraelevata sarà eliminata, si tratta di intervenire su una coronaria decisiva della città. Ma la nostra determinazione rimane. Nella proposta di piano approvata nel giugno 2002, abbiamo trovato una soluzione alternativa di viabilità per alleggerire tre diversi municipi, il 3°, il 6° e il 9°. Segue grosso modo il tracciato dei percorsi ferroviari, da San Lorenzo, Pigneto, stazione Casilina, fino al ricongiungimento col futuro sottopasso dell´Appia e la Palmiro Togliatti». Già, ma come convincere Fs a far utilizzare dal Comune le loro aree, per costruire strade o tunnel? «Con un accordo di programma utile a loro e a noi. Fs deve riorganizzare il nodo di San Lorenzo. E´ un´area enorme, circa 60 ettari, quella stessa del bombardamento ´43 e lì Fs deve realizzare le nuove officine dell´Alta velocità trasformando le cubature esistenti. In cambio del nostro via libera, cederà al Comune le aree vicino ai binari» spiega ancora Morassut. La prossima scadenza? «Entro l´estate ci siederemo di nuovo intorno a un tavolo con Fs, con l´idea portante che il nuovo percorso viario non dovrà assolutamente passare dentro aree abitate».

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Il Messaggero
16 Luglio 2002
Claudio Marincola

La rivoluzione di San Lorenzo
demolire e ricostruire un pezzo di Roma

Cambierà la viabilità, i marciapiedi, gli edifici. Cambierà San Lorenzo. Lo prevede il nuovo Piano regolatore che pone l’antico quartiere al centro dei progetti di sostituzione edilizia. Lì dove fallì il vecchio Prg del ’62 riparte insomma la sfida di sempre: demolire e ricostruire. Solo che nel frattempo quel pezzo di città consolidata da «zona C», com’era classificata, è diventata città storica.
Il primo nucleo di lavori verrà annunciato il prossimo 19 luglio, anniversario del bombardamento del ’43. Quel giorno alla cerimonia della commemorazione del tragico evento bellico sarà presente anche il sindaco Walter Veltroni. Ma è oggi che la giunta comunale approverà la delibera e con essa il quadro che individua punto per punto gli interventi. Il documento recepisce il protocollo siglato con le Ferrovie dello Stato. Prevede lo spostamento dello Scalo San Lorenzo destinato a trasferirsi e creare un nuovo nodo intermodale tra la Salaria e la Flaminia, a 50 km circa dal Grande raccordo. «In questo modo - spiega l’assessore all’Urbanistica, Roberto Morassut - ricuperiamo l’area della Dogana, un nuovo polmone che servirà per decomprimere un quartiere stretto tra Università, Ferrovie e Verano e che ha bisogno di parcheggi, giardini e aree verdi».
Il nuovo polmone può risolvere anche il problema della delocalizzazione delle numerose attività artigianali attualmente alloggiate in costruzioni provvisorie nel triangolo Scalo San Lorenzo-via dei Lucani e Via di Porta Labicana. Il cronoprogramma che accompagna la delibera fissa in un anno il tempo che occorrerà per la perimetrazione dell’area. Quindi si potrà partire e mettere in calendario anche lo smantellamento di un tratto della Tangenziale e la ridefinizione dell’asse di collegamento Verano-San Lorenzo-Porta Maggiore.
Nella memoria degli anziani del rione è ancora scolpito il ricordo di quei giorni del ’43 che precedettero la caduta e l’arresto di Mussolini e la chiamata del maresciallo Badoglio. Ma la cerimonia di venerdì prossimo non avrà solo un carattere rievocativo. Si parlerà di “ricostruzione", parola che, pronunciata 59 anni dopo le bombe, porta con sè le suggestioni e i fallimenti del passato ma anche la modernità di uno strumento di recupero che Londra e Parigi utilizzano da sempre per curare le ferite urbanistiche.
« Noi siamo favorevoli all’intervento di riqualificazione - motiva la sua opinione Silvano Susi, presidente dell’Acer - perché da sempre consideriamo San Lorenzo una delle aree dove si può utilizzare più che altrove lo strumento della “sostituzione". Non a caso per San Lorenzo abbiamo promosso un concorso internazionale di architettura».
Le prime a partire saranno comunque le cosiddette “piccole grandi opere". «Sono interventi sono già finanziati - elenca il presidente del III Municipio, il verde Orlando Corsetti - abbiamo ad esempio 600 mila euro per per il rifacimento e la pedonalizzazione di Largo Salisci e di un tratto di via dei Salisci. Elimineremo il parcheggio abusivo di via degli Apuli, rifaremo i marciapiedi e la pavimentazione di Via dei Volsci e Largo degli Osci».
L’allargamento dei marciapiedi avrà l’effetto di una semipedonalizzazione. Riguarderà le zone più “vive", dove abbondano tipiche trattorie ma anche pub e discobar: Piazza Immacolata, Via dei Sabelli, Via dei Campani e via dei Sanniti. Da settembre inizieranno i lavori per la realizzazione nei locali della scuola Diaz, dell’Asilo nido di via dei Sabelli che conterrà 90 posti. Da gennaio 2003 partirà la riqualificazione di Villa Mercede, che oggi ospita manifestazioni dell’Estate Romana ma il cui degrado è cominciato da tempo. La somma stanziata dall’assessorato all’Ambiente è di 750 mila euro.
In fase avanzata è il capitolo relativo alla viabilità e ai parcheggi. Il VII Dipartimento del Comune di Roma ha già rispedito indietro con l’approvazione il nuovo assetto della Mobilità. Prevede dalle 20 alle 2 di notte varchi di accesso controllati dai vigili. «Abbiamo - spiega ancora Corsetti - individuato sei "porte", basteranno perciò 12 vigili urbani per limitare l’ingresso solo ai residenti. Partiremo non appena la Polizia municipale ci metterà a disposizione gli agenti». Per lasciare la macchina i non residenti potranno utilizzare, a partire dalle 18 e saranno a pagamento, i parcheggi di Largo Passamonti, Piazzale Aldo Moro e Piazzale del Verano.

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La Repubblica
4 Agosto 2002
di Marco Lodoli

La Sopraelevata
un vero mostro ma che bellezza

Con la dinamite, la nitroglicerina o il tritolo, oppure con le ruspe o forse con la palla d'acciaio: come sarà sarà, io prometto che mi cercherò un posto in prima fila, magari in seconda per mantenermi un po' più al sicuro, e mi godrò lo spettacolo della sopraelevata che viene giù di schianto. Da anni si parla di distruggere quel budello di cemento armato che lambisce le finestre dei palazzi a San Lorenzo, scritte bellicose tracciate con la vernice nera sui piloni inneggiano all'abbattimento del mostro e credo che ormai ci sia un progetto serio per sostituirlo con un percorso più garbato e pulito. Ripeto, io applaudirò al boato che farà giustizia, stringerò la mano che avrà premuto la leva, brinderò con gli abitanti del quartiere finalmente liberati dal quell'obbrobrio, però... Però, e perdonate l'egoismo, devo ammettere che in certe notti d'estate passare là sopra con la Vespa è bellissimo: chiedo sinceramente scusa a chi maledice ogni ora il rombo delle automobili che gli sfiorano il davanzale, a chi è costretto a respirare in camera da letto i gas di scarico, però salire lassù quando la notte è stellata e il traffico è quasi svanito è un'esperienza magnifica.
Imboccando la rampa della sopraelevata dal lato del Verano, di colpo si è proiettati nel cielo, come la donna cannone cantata da De Gregori, e da lassù la città appare come una valle trapunta di luci e bellezze: in un baleno ammiriamo le statue immense posate in cima alla facciata di San Giovanni, lo strano campanile veneziano di San Lorenzo, il parallelepipedo celestino dell'ex Pantanella, Porta Maggiore, le curve lontane dei Castelli. E sotto brillano il grande scalo merci e la ferrovia che porta i treni a Termini, sembra un gigantesco plastico inventato da un bambino solitario che passa il suo tempo azionando scambi e passaggi a livello, aggiungendo casette a ogni compleanno. Quel volo dura un minuto appena, ma è un'esperienza che allarga lo sguardo e il cuore. La città dorme, noi siamo un po' ubriachi per una birra in più bevuta con gli amici, l'aria accarezza il viso e i pensieri diventano leggeri. Poi la discesa ci riporta bruscamente a terra, nelle strade strette della vita.

 
     
     
 
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